1) La Commissione ha comminato a Google un'ammenda di 4,34 miliardi di euri. Si tratta della multa più alta nella storia dell'antitrust mondiale e quasi doppia il precedente record: la multa di 2,42 miliardi di euri inflitta nel 2017 dalla Commissione... a Google.
2) L'entità della sanzione – che la Commissione avrebbe potuto fissare fino a un massimo di 9,45 miliardi, ma gli analisti stimavano intorno ai 2,5 miliardi – spiega molto della portata del caso. Il futuro politoc del commissario Vestager sarà definito dal caso (dai casi) Google.
3) Al di là del commissario di turno, preoccupa l'assetto istituzionale dell'antitrust UE, sempre più il regno dell'arbitrio. È lecito affidare a un organo politico (ma privo di mandato elettorale) compiti di regolamentazione, indagine e sanzione, senza alcun vaglio preventivo?
4) Naturalmente, l'entità della sanzione è l'aspetto più visibile ma non quello più importante della decisione, la cui rilevanza attiene al modo in cui influenzerà le pratiche commerciali e il modello di business di Google.
5) Il grande assente nell'analisi della Commissione è, infatti, la realtà economica fondamentale di Android, cioè il fatto che sia distribuito gratuitamente a dispetto dei suoi ingenti costi di sviluppo. Il modello è sostenibile solo a patto di monetizzarlo indirettamente.
6) L'altro grande tema è la guerra non già tra aziende americane e regolatori europei, bensì tra due modelli di regolamentazione sempre più lontani. Gli Usa mirano al benessere dei consumatori, l'Ue sceglie di tutelare i concorrenti sconfitti. Quale schema crea maggiore sviluppo?
7) Più nel dettaglio, la Commissione contesta tre pratiche specifiche. La prima è la concessione d'incentivi finanziarî ai produttori di smartphone che preinstallino esclusivamente Google Search. Google ha cessato questa pratica nel 2014.
8) La seconda è l'abbinamento obbligatorio del Play Store con Google Chrome e Google Search. Ma, in linea di principio, nulla obbliga i produttori a preinstallare il Play Store e non a ricorrere a app store alternativi.
9) La terza è la preclusione nei confronti di sistemi operativi derivati da Android, i cosiddetti fork. Che però Google non scoraggia (si pensi ai dispositivi Amazon che girano su Fire Os): ciò che scoraggia è la commistione tra i due modelli.
10) Il paradosso è quello di condannare un sistema aperto per non essere abbastanza aperto. Google deve risolvere il problema di garantire un'esperienza uniforme a utenti (e sviluppatori) senza finire per ricostruire un sistema chiuso.
11) Infine qualche highlight. Qui la Commissione – bontà sua – autorizza Google a fare soldi, ma senza esagerare.
12) L'annoso problema dei mercati rilevanti su misura – "Louboutin ha una posizione dominante nel mercato degli stilettos di lusso con la suola pittata di rosso".
13) L'opzione di default ha la sua importanza, ma i consumatori non sono pecore: se appena il 5% degli utenti Android cambia il motore di ricerca predefinito, contro quasi il 25% degli utenti Windows Mobile, c'è un motivo.
14) Qui la Commissione imputa a Google di non aver saputo farsi concorrenza da sola.
15) Qui la Commissione scorda per un attimo la propria datafobia.
16) Qui un saggio del rigore argomentativo della Commissione: "è così, come dimostra il fatto che l'ho detto io".
17) Infine, se il commissario Vestager fatica a trasferire la rubrica dal suo vecchio Android al suo nuovo iPhone, la posso aiutare volentieri.
In questi giorni, numerosi commentatori hanno affermato che #Autostrade si sarebbe “controllata da sola”, una ricostruzione prontamente cavalcata dagli esponenti del governo per escludere ogni concorso di responsabilità. Si tratta, però, di una ricostruzione erronea. #thread
La Convenzione del 2007 afferma (art. 28) che la concedente (all'epoca, Anas) vigila sui lavori di adeguamento delle autostrade e di manutenzione ordinaria e straordinaria, tanto che la concessionaria è tenuta (art. 3) a trasmetterle tempestivamente i relativi progetti.
Più in generale, l'art. 7 della Convenzione attribuisce alla concedente la facoltà di “richiede[re] informazioni e effettua[re] controlli, con poteri di ispezione, di accesso, di acquisizione della documentazione” per garantire il rispetto degli obblighi convenzionali.
La bufala del giorno è forse quella della tassa sul #parmigiano proposta dall'Onu. Dico "forse" perché le cose sono un po' più complicate di come sembrano. ilpost.it/2018/07/19/oms… #thread
L'Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso il mese scorso, in preparazione del meeting di alto livello fissato per settembre, un documento sulla prevenzione delle malattie non trasmissibili, intitolato "Time To Deliver". who.int/ncds/managemen…
Il @sole24ore ha pubblicato sull'iniziativa un articolo allarmato che ha prodotto altri allarmi. @lucatelese: "l’Onu vuole imporre una tassa del 20% su olio, grana, parmigiano e prosciutto". Salvini: "Parmigiano come il fumo? All'Onu sono matti". ilsole24ore.com/art/impresa-e-…