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Oct 5, 2018 13 tweets 5 min read Read on X
un ultimo sguardo alla #nadef 2018
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il quadro tendenziale, lo scenario di base dell'economia italiana nel quale la manovra si va ad inserire, è visto in peggioramento rispetto a quello ipotizzato nel DEF.
Esportazioni, tassi d'interesse e petrolio incidono peggiorando le stime di crescita dell'economia
In linea con le previsioni fatte anche da organi internazionali, la crescita tendenziale nel 2019 sarà più bassa di 0,5 punti, nel 2020 di 0,2 e nel 2021 di 0,1
in questo quadro si inserisce la manovra, con le misure elencate.
In rosso le mie personali notazioni sui probabili moltiplicatori fiscali applicabili
l'impatto complessivo sul pil tendenziale della manovra è stimato a +0,6 nel 2019, +0,5 nel 2020, +0,3 nel 2021, con moltiplicatori (nota che ho aggiunto in rosso) forse un po' sopravvalutati, ma non fuori dal mondo.
il quadro programmatico che si ottiene è quindi teso a riportare la crescita sul sentiero del 2017.

Nel 21 il saldo di partite correnti è ancora attivo per 2,4 punti di pil
(con buona probabilità nel 19 l'Italia ritornerà creditore estero)
Il complesso delle misure faranno aumentare la pressione fiscale e diminuire l'incidenza della spesa pubblica primaria (spesa al netto di quella per interessi) sul Pil
il saldo di bilancio primario è visto in aumento,ma a livelli più realistici rispetto a quanto ipotizzato nei vari DEF precedenti,mentre l'indebitamento netto strutturale è visto costante al 1,7%.

l'obiettivo di medio termine (MTO) dell'Italia è di un azzeramento di quest'ultimo
un'altra deviazione rispetto agli obiettivi dello SGP, riguarda la regola del debito, che pur scendendo, cala meno dell'obiettivo al 2021 fissato a 122,9 (3,9 punti più basso di quello raggiunto nella #nadef)

la partita con Bruxelles rimane un grosso (?)
rimettendo tutti questi dati nel solito schema del debito pubblico lo scenario non è così fuori dal mondo.
L'unica cosa è forse il deflatore 2020 (troppa fiducia nei risultati della BCE?)
e anche assumendo un moltiplicatore zero (escludendo ipotesi oniriche di espansione fiscale restrittiva/moltiplicatori negativi) il debito rimane su traiettoria discendente, ma...
... rimane l'incognita sullo scenario esterno, sugli effetti che la domanda mondiale, anche indirettamente, potrebbe avere sulla nostra economia. Considerando che questa è stata la componente che ha tirato la carretta fino al 2017.
esiste così un limite, che avevo rilevato pochi giorni fa e che è confermato anche dai dati della #nadef.
Il limite inferiore di crescita nominale al di sotto del quale la manovra rischia di deragliare.

Con una crescita nominale sotto il 2-2,2% il debito/pil ricomincia a salire

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Sep 3, 2018
come fatto trapelare la scorsa settimana, Macri annuncia la fine del "gradualismo" (la riforma graduale dell'economia argentina) con l'obiettivo deficit primario zero nel prossimo anno.

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ancora prima di conoscerle nello specifico, le misure che da ora in avanti verranno varate sono contenute nel memorandum siglato con il FMI.

Tra queste: taglio dei salari reali (~20%), taglio dei sussidi alle imprese pubbliche e alle province, meno investimenti pubblici
l'obbiettivo è appunto quello di azzerare il deficit primario pubblico nel 2019. Un consolidamento fiscale basato sul'incremento del gettito fiscale e la diminuzione delle spese.
Un consolidamento che deve ridurre il deficit di partite correnti ed il ricorso ai capitali esteri
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Aug 3, 2018
entrambi i Paesi hanno la compagnia petrolifera pubblica,sistemi di welfare universali, spesa pubblica elevata e dipendono nelle esportazioni da un principale elemento: il petrolio e affini.
Sono entrambi Paesi creditori verso l'estero.
Ma l'import Norvegese tornerà a salire
mentre il Venezuela dal calo del petrolio del 2013/2014 non si sta riprendendo. Ed è probabile non recuperi i livelli di benessere di 5 anni fa se non tra varie decine di anni.
Solo colpa del fatto che abbiano stampato tanta moneta, al contrario dei norvegesi?
una prima differenza: la popolazione. Il Venezuela è circa 6 volte più popoloso della Norvegia. I consumi primari di conseguenza sono tendenzialmente 6 volte di più
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